sabato 27 febbraio 2016

Mentre un cane cagava

          Sedeva lì da venti minuti avvolto nel suo giubbotto imbottito, col culo su di una panchina in legno inchiodata sotto al cielo bianco. Un cane stava cagando con la faccia imbarazzata a poche decine di metri da lì, e intanto lui accusava quel cielo. Lo sentiva pesante, ed era bianco da quasi cinque mesi. Osservava tutti senza fissare nessuno. Non era di quel quartiere. Non era di quella città. Non era di quel pianeta. Sembrava difficile capire la sua età. Era giovane e vecchio allo stesso tempo. Aveva smesso di chiedersi "è presto, o è tardi?" già da un po'; più o meno da quando aveva preso coscienza della sua anima. Un'anima di quasi novecento anni che premeva contro la pelle che la confinava. 
Poggiava il tallone destro sul terriccio e la gamba sinistra si accavallava su quella destra. Stringeva i pugni nelle tasche mentre fissava le punte delle scarpe. 
Avvertì una presenza, si guardò intorno ma non vide nessuno. Tirò un sospiro e chiuse gli occhi.

          - Ciao! - disse una voce femminile. Una voce amica.

          Mantenne gli occhi chiusi senza fare il minimo movimento, mentre il suo stomaco era in fiamme. Pensò che se avesse avuto il giubbotto aperto, il cuore gli sarebbe schizzato sulle scarpe. 
Guardò prima a destra e poi a sinistra. Non c'era nessuno seduto sulla panchina. Alzò la schiena e si guardò intorno. Erano tutti lontani, compreso il cane che aveva cagato poco prima. Poggiò nuovamente la schiena allo schienale e, fissandosi le scarpe, si accorse che le punte oscillavano a ritmo di musica techno.

          - Dai, non fare lo stupido, lo so che mi hai notata! -

          Si girò di scatto e vide una bambina seduta alla sua sinistra. Stringeva un bicchiere di latte nelle sue manine. Si stranì, era sicuro di aver sentito la voce di una ragazza, non di una bambina. In effetti il corpo era di una bambina dai capelli scuri sulle spalle candide, ma il volto era quello di una ragazza.

          - Hai capito chi sono? -




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