sabato 26 dicembre 2015

Anime e lancette

Ho provato ad immaginare le anime degli esseri umani. 
Le ho immaginate come orologi che hanno solo la lancetta dei secondi. Persone diverse, orologi diversi, lancette diverse che scorrono a velocità diverse.
Io e te abbiamo sbagliato i tempi. 
Ci siamo sovrapposti, e ad un tratto le nostre lancette si sono separate. Sappi, però, che due orologi restano sovrapposti anche quando i corpi sono distanti nello spazio e nel tempo. 
Parliamo di anime.
E due lancette, anche se scorrono a velocità diverse, sono destinate ad incontrarsi di nuovo.. 
..in questa vita o in un'altra.
..ma davvero!

Don P.


sabato 12 dicembre 2015

Le TV si spengono alle nove

Ho fame di 127 arrugginite 
Mentre tu non mi acchiappi
Non aver paura
E' solo la strega mangia-frutti
Ed i coccodrilli cantano 
Nelle TV che si spengono alle nove
Ne mastico cinque, e tu?
Tu fai gli occhi all'indietro
Bianchi e l'angelo dice "amen"
Le corse ti sbucciano le ginocchia 
Sei ultimo e diventi grande
Sei primo e diventi un grande
Chiamami a casa
Sì, però rispondi tu.

Don P.





lunedì 7 dicembre 2015

Tutti i giorni

E' difficile lasciar posto all'amore. 
Ti innamori due, forse tre volte nella vita. 
E' facile, invece, lasciar posto alla nostalgia. 
I ricordi vengono giù come inchiostro da una stilografica, 
ed è un problema per me che sono mancino. 
Più scrivo e più la mano sbava le frasi. 
E' così da sempre:
è sempre la zavorra che ti trascini dal passato
a rovinare tutto.
Innamoratevi. 
Tutti i giorni.


Don P

giovedì 12 novembre 2015

Il tuo nome sulla sabbia

Ho scritto il tuo nome sulla sabbia
e sono rimasto a guardare 
mentre veniva cancellato dal mare.
Le maree si alternano e
le lune si danno il cambio.
Non ho ancora capito come posso fermare il mare.
Intanto continuo a scrivere il tuo nome.
Sulla sabbia.


Don P.


mercoledì 4 novembre 2015

L'amore è anche questo

Perché l'amore è così. 
E' vissuto in mille mondi diversi.
Perché io lo so.
Io so che in questo preciso istante, 
in un universo non molto lontano dal nostro, 
stiamo passeggiando in riva al mare mano nella mano. 
Perché l'amore è così. 
E che tu possa essere felice anche in questo di universo. 

Don P.


venerdì 30 ottobre 2015

Cena cinese

Ho cenato al ristorante cinese. 
Dopo la terza portata, la cameriera
mi rivolge la parola:

- Sei molto calino, pelché tu mangia solo?

Le ho indicato la sedia vuota:

- Siediti e mangia con me...

Ride

- Non posso...

- Ecco la mia risposta...

mercoledì 28 ottobre 2015

Mi metto ansia

Oggi una collega mi ha chiesto cosa faccio di solito quando non sono lavoro. Ora, ad esempio, non sono a lavoro.
Ho ancora un paio di giorni da trascorrere in questo appartamento prima di trasferirmi a casa mia. I ragazzi che vivono qui non ci sono, e dato che sono solo, il più delle volte passeggio avanti e indietro con le mani in tasca. Prima o poi mi stancherò. Il pavimento in camera è ricoperto da moquette. Scricchiola. Tanto. Mi mette ansia.
L'orologio che ho al polso ha un ticchettio assurdo. Mi ricorda che il tempo va, ma tutto resta fermo. Mi mette ansia.
Prima ero seduto sul cesso. Ho fatto la sua imitazione, cioè quella che facevo mentre lei si preparava per uscire con me. Lo facevo per farla ridere. Ad un tratto ho sentito la sua voce provenire dall'altra stanza. Mi ha detto: "ma la smetti?!". Ho realizzato che la prossima volta cago con la porta chiusa. Mi mette ansia.
E niente, sto qui, sto tranquillo. E ogni tanto mi viene un po' d'ansia.
La batteria del telefono mi dura due giorni, quasi tre. Ho amici che non chiamo mai e a volte mi faccio schifo da solo. Però loro lo sanno che sono fatto così.
Sto scrivendo da dodici minuti. Che ansia.
Ecco cosa faccio quando non sono a lavoro: mi metto ansia.


Don P.




mercoledì 7 ottobre 2015

Riflessioni sulla mia vita

Fu un unico Dio 
a creare il lupo e l'agnello.
Egli sorrise vedendo che 
l'agnello era buono ed indifeso
mentre il lupo era forte ed affamato..

Don P.

martedì 6 ottobre 2015

Nutri te stesso

 Ho rinchiuso nostalgia nei diari
e fotografie dietro le palpebre.
Chiudo gli occhi e vedo mondi.
Io vivo di me. Io vivo di voi.
Io vivo vi tutto.

Don P.

lunedì 5 ottobre 2015

Quattro lunghissimi secondi

In questi giorni ho lavorato tanto senza mai staccare la spina. Non sono mai stato così prossimo al suicidio. Avevo bisogno di un diversivo, così ho accettato vari inviti da parte di colleghi ed ho passato il pomeriggio a fare cose insieme a loro. 
Con la scusa del luogo affollato, ho finto di perdere di vista il gruppo e me ne sono stato un po' per fatti miei. Poi lo capirò cosa non va, ma non è questo il punto..
A fine serata sono andato al cinema a vedere un film che parla di uno scrittore. Mi sono depresso.  
Ad ogni modo, dopo il film sono andato a pisciare. 
Mi sono lavato le mani accanto ad un vecchietto col morbo di Parkinson allo stadio avanzato. Cazzo ci facesse lì a quell'ora, io proprio non lo so. Tremava da paura, poverino. Ero alla sua destra. Ci siamo guardati attraverso lo specchio per quattro secondi. Quattro lunghissimi secondi ed ho letto tutto di lui.
Ho letto l'imbarazzo che provava perfino dopo che ha abbassato la testa per lavarsi le mani. Ero sì e no a venti centimetri dal suo braccio. Avevo il fianco poggiato al lavandino ed ero rivolto verso di lui. Lo fissavo. Percepiva il mio sguardo, ne sono certo. Ha chiuso il rubinetto e invece di girarsi verso l'asciugatore alla sua sinistra, si è girato verso di me. Aveva le braccia piegate e tremolanti; le mani gli gocciolavano. Ci siamo guardati negli occhi per altri quattro secondi. Ho letto la nostalgia. Mi ha guardato come per dire "sei quello che io ero, sono quello che tu sarai..".
Poi si è girato dall'altra parte, si è asciugato le mani ed è uscito dal cesso. Sono rimasto un paio di secondi fermo. Ho fatto un rutto che sapeva di rossa doppio malto e me ne sono andato asciugandomi le mani sui jeans.

Erano giorni che non scrivevo. Ci ho provato a buttare giù qualcosa, ma in pratica mi faceva cagare ogni rigo che completavo. Ho lasciato perdere in attesa di giornate migliori. 
Sono stato ispirato da una pisciata..


Don P.

lunedì 28 settembre 2015

Eravamo quattro amici al bar. Tre sono morti!

[Era un sabato sera di maggio. Ero seduto in un bar. Ero ubriaco. Perdonatemi. Anzi, no!]

E così mi hanno finalmente chiamato per lavorare. 
Aspettavo questa telefonata da un anno, più o meno. Ho premuto il tasto rosso, mi sono seduto sul letto e sono scoppiato a piangere. 

Poi ho chiamato mia madre.

Mi hanno fritto il cervello in questi mesi, ed ha pagato le conseguenze soltanto chi mi viveva. Beh, ho mille vite a disposizione per farmi perdonare. 
Comunque, credevo che il lavoro occupasse di più la mia mente, in realtà occupa solo le mie giornate. Occupa solo il mio tempo.
Sono un personaggio strano, io. Se mi guardassi dall'esterno, probabilmente vorrei conoscermi. Poi mi romperei, come si rompe tutto quello che tocco.
     Stasera non mi sono neanche guardato intorno per cercare qualche faccia amica. Me ne frego. Intanto, il responsabile della sala chiama nomi dopo nomi a voce alta. Nomi familiari di persone che non conosco. 
Stasera sono vuoto. Pieno di merda, ma vuoto. 
Finisco il mio bicchiere e me ne torno a casa. Questi stronzi non li tollero più. Sono tutti uguali. Stessi vestiti, stesso telefono, stesse marche, stesse sigarette. Odiano tutti il lunedì.
Io, ho appena mandato a cagare il sabato sera! 


Don P.

Odi et amo

Adoro le stazioni. Odio le stazioni.

     Cammino lungo il binario 9 della stazione di Roma Termini. Dal treno scende una ragazza e comincia a correre lungo la piattaforma con uno zainetto che le rimbalza dietro la schiena. Corre verso un ragazzo (ahimè coi mocassini), i due si stringono forte e si sussurrano qualcosa. Lui è leggermente chinato ed ha gli occhi chiusi, lei ha il mento poggiato sulla sua spalla e con gli occhi fissa un punto in alto.
Continuo a camminare guardando in avanti e sorridendo dentro.
Adoro le stazioni! 

     Percorro venti metri. Una donna anziana abbraccia due bambini; un maschietto a cui mancano due dentini ed una femminuccia di poco più grande. 
I piccoli salgono in treno facendo 'ciao' con la manina. La nonna si gira di schiena e coi palmi delle mani fa pressione sugli occhi come per schiacciare le lacrime sul nascere. Le uccide.
Continuo a camminare. Non sorrido.
Odio le stazioni!

     Salgo sul treno. Poco dopo la partenza mi imbatto in una coppia anziana. Forse sui 70 anni, inglesi. Lei dorme, lui le è seduto accanto e le tiene la mano. Chiede per sé un bicchiere di coca-cola con un po' di indecisione. Poi ci ripensa. Si scusa e dice che forse preferisce un succo d'arancia. Non è sicuro.
Per la moglie ordina - senza esitazione alcuna - un bicchiere d'acqua frizzante ed un caffè senza zucchero (just black!) con qualche biscotto, perché sa già che ne avrà voglia al suo risveglio.
Si sono completati..

Noi esseri umani siamo uno spettacolo straordinario!


Don P.


venerdì 25 settembre 2015

Un mondo che non capiamo

Sono una lacrima
disegnata sul volto di un clown.
Mi sono appena specchiato
in un centinaio di persone
e ne ho trovati alcuni identici a me,
destinati ad essere il capobranco.
Guai, farsi vedere deboli;
gli altri potrebbero
scoprire i tuoi punti deboli e colpirti.
Dobbiamo ridere. Ridere e far ridere,
nonostante le cose brutte di noi
che - in fin dei conti - ci rendono
simili agli altri.
A scuola non volevo andarci,
però ho sempre studiato;
io sono la mia curiosità.
Tutto quel che so è tutto quel che ho.
E tu che ti senti come me,
sappi che non sei altro che una lacrima
disegnata sul volto di un clown.
Devi solo realizzare
che sei qui per chi viene dopo 
e non per chi ti cammina accanto distratto.
Viviamo in un mondo che non capiamo
perché non siamo capiti.


Don P.


giovedì 24 settembre 2015

Tu eri là

Tu eri là.
E là fuori era buio.
L'asfalto era bagnato
come dopo una tempesta,
aveva il riflesso di luci lontane.
Tu eri là, con la tua auto
sul ciglio della strada.
Ci siamo guardati per un attimo.
Passeggiavo da solo,
mi è sempre bastato il mondo.
Tu invece eri accompagnata,
ma ti sentivo sola.
Vuota.
Piena di quelle insicurezze
che mostravi solo a me.
Dormivo, e nel mio sogno eri
piena di incertezze.
Ora che son sveglio
sono pieno di domande.


Don P.

martedì 22 settembre 2015

Inutili timori

Quando ero piccolo
avevo timore dei ragazzi più grandi.
Si ritenevano tutti
un po' diversi da me.
A me andava bene così.
Li ritenevo tutti
totalmente diversi da me.
Quando ero piccolo
avevo timore dei ragazzi più piccoli.
Loro non riuscivano
a relazionarsi con me.
Dal mio canto, io
non avevo intenzione
di relazionarmi con loro.
Con i miei coetanei
ho sempre avuto interessi diversi.
Non è mai stato un
problema per me.
Mi facevano tante domande
e volevano sapere
cose su di me.
A me non è mai interessato sapere
nulla di loro.
Tanto, saremo tutti uguali
quando Dio spegnerà
la luce.


Don P.


venerdì 18 settembre 2015

In viaggio

Ero in treno.
Per un istante ho guardato il mondo correre veloce fuori dal finestrino. 
Ad un tratto ho visto un immenso campo di girasoli. Stavano tutti lì, dritti e fieri a formare un'enorme macchia gialla. Non credevo di vederli nel mese di settembre.
Alla mia sinistra c'era una ragazza con un prendisole a fantasia floreale, capelli chiari e mossi che le scendevano fin sopra le spalle. Classici lineamenti nord europei, insomma.
Mi ha guardato con la meraviglia stampata negli occhi. Ha cercato il telefono in borsa, e nel momento in cui è riuscita ad impostare la fotocamera, il campo di girasoli era sparito.
Intanto che guardavo il mondo correre veloce, ho posato la mano sul finestrino ed ho immaginato di raccoglierne uno.
Ne sentivo il profumo.
Era veloce il mondo là fuori per le mie gambe, ma non per la mia mente.

Don P.




lunedì 10 agosto 2015

Nel tempo

Non ho mai avuto un piano B
Mi sono sempre accontentato degli errori del piano A che ho fatto nella frenesia di questa epoca. 
Mi sento come un viaggiatore nel tempo. 
Forse sono una persona comune che si porta dietro piccoli frammenti di storia. Ho ricordi di ragazze che arrossiscono, le lentiggini sulle guance candide e la pelle imperfetta che profumava di noi. 
Dal mio canto mi porto dietro gli occhi blu, ma fa sempre più spavento tenerli aperti.
Chi dice di non sbagliare è un bugiardo. Chi non sbaglia mai è una persona noiosa.
Elaboriamolo insieme 'sto piano B:
posa il monocolo, apri gli occhi.
Pronto?

Don P.


martedì 26 maggio 2015

Dio

Ho una croce al collo. La porto da anni.
Io e Lui parlavamo spesso, poi sono sparito. Anche da Lui. 
Sa ascoltare bene, non mi ha mai interrotto, e questo mi rende quasi nervoso.
Sto facendo tanti errori in questo periodo. In questo lungo periodo. Cazzate su cazzate di cui mi pento tardi, ma niente, non mi rimprovera. Non credo di aver bisogno di qualcuno, anzi, ne sono sicuro.. forse! 
Non dovrei aver bisogno di questo alcol. Avrei bisogno di un pugno in faccia. Ma Lui no, non si presta. Aspetta che sia io a colpirmi da solo; perché "da solo" è la scelta che ho fatto. Da solo.
Ho pregato stasera. La mia prima preghiera è stata per te. Anche l'ultima.
Anche l'unica.

Don P.

martedì 28 aprile 2015

Ovunque

A che serve mandarti via
se poi ti vedo nei miei sogni?
Resta lì,
immobile come giorni senza vento
finché il mio respiro
sarà brezza sulle guance umide.
Sei...




Don P.

mercoledì 4 marzo 2015

La pace..

Non credo la pace dei sensi esista davvero. 
Non in questo mondo, almeno.
Forse nel mio sì, ma non riesco a ricordare. 
Ero pietra. Ero acqua. Ero vento. E tutto brucia.
..ne sono certo.

Don P.
  
"[...], se tu getti una pietra nell'acqua, essa si affretta per la via più breve fino al fondo. E così è Siddhartha, quando ha una meta, un proposito. Siddhartha non fa nulla. Siddhartha aspetta, pensa, digiuna, ma passa attraverso le cose del mondo come la pietra attraverso l'acqua, senza far nulla, senza agitarsi: egli viene attratto e si lascia cadere. [...] Nulla è opera dei demoni, non esistono demoni. Ognuno può compiere una magia, ognuno può raggiungere i propri fini, se sa pensare, se sa aspettare, se sa digiunare."

"Siddhartha" - H. Hesse

domenica 1 marzo 2015

Il problema di Monty Hall

Vi trovate al gioco dei pacchi (quello della TV, non quello agli autogrill) e siete arrivati alla fase finale del gioco. Il notaio chiama e vi offre di cambiare il vostro pacco con uno di quelli ancora chiusi; voi accettate sempre il cambio, e vi spiego il perché..

In una rivista americana di nome "Parade" c'era una rubrica intitolata "Chiedi a Marilyn". Era diretta da una certa Marilyn vos Savant la quale vantava il primato del QI (Quoziente Intellettivo) più alto al mondo. In questa rubrica, Marilyn, rispondeva alle domande di matematica inviatele dai lettori.
      Nel 1990, il signor Craig F. Whitaker le spedì un quesito che diceva:

      Un uomo partecipa a un quiz televisivo. Il presentatore gli mostra tre porte. Dietro una di queste porte è nascosta un'auto, mentre dietro le altre due ci sono delle capre. Gli chiede di sceglierne una. Quella indicata dal concorrente non viene aperta. Il presentatore (che conosce la disposizione dei premi) apre una delle due porte rimaste e mostra una capra. A quel punto viene data al concorrente la possibilità di cambiare la porta scelta. Che cosa gli suggerisce di fare?

      Marilyn vos Savant rispose che bisogna sempre cambiare la scelta finale, perché in questo modo, cioè cambiando, ci sono 2 possibilità su 3 di vincere l'auto.

E' ovvio pensare che essendo rimaste soltanto due porte, le probabilità siano al 50 e 50. Infatti molti matematici e professori di prestigiose università scrissero alla rubrica, e qualcuno insultò anche la signora Marilyn, la quale però aveva ragione. Scelse due modi per dimostrarlo.
   
      Il primo fu attraverso un processo matematico alquanto complicato (che non sto qui a riportare).
   
      Il secondo fu attraverso una semplice tabella, in modo che anche i "professoroni di matematica" potessero comprenderla facilmente!

Ecco la tabella:

   Quindi, se cambi 2 volte su 3 vinci l'auto. Se mantieni la tua scelta vinci solo 1 volta su 3.

L'intuito è ciò che usiamo nella vita di tutti i giorni per prendere le decisioni, ma a volte è la logica che ci fa fare la scelta giusta.

..a volte!

sabato 28 febbraio 2015

Testimone d'onore: Satana! (emminchia!, aggiungerei..)

Francia, XVII secolo.
Urbain Grandier fu un prete noto al tempo per essere un gran donnaiolo. Nemico di personaggi influenti come Richelieu, fu accusato di stregoneria da alcune suore (con cui era entrato in contrasto), che si dicevano tormentate in sogno da Grandier stesso, e possedute dal diavolo.
Si aprì un processo che vide come testimone nientemeno che Satana, il quale parlò attraverso la madre superiora; Urbain Grandier avrebbe stretto un patto col diavolo. Il prete, condannato al rogo, venne arso vivo nel 1634.

Questo è il contratto stipulato con i diavoli, conservato nella Bibliothèque Nationale de France. In calce, tra le altre, la firma di Satana.
(Non chiedetemi qual è, vedo solo pessime calligrafie..)