lunedì 28 settembre 2015

Eravamo quattro amici al bar. Tre sono morti!

[Era un sabato sera di maggio. Ero seduto in un bar. Ero ubriaco. Perdonatemi. Anzi, no!]

E così mi hanno finalmente chiamato per lavorare. 
Aspettavo questa telefonata da un anno, più o meno. Ho premuto il tasto rosso, mi sono seduto sul letto e sono scoppiato a piangere. 

Poi ho chiamato mia madre.

Mi hanno fritto il cervello in questi mesi, ed ha pagato le conseguenze soltanto chi mi viveva. Beh, ho mille vite a disposizione per farmi perdonare. 
Comunque, credevo che il lavoro occupasse di più la mia mente, in realtà occupa solo le mie giornate. Occupa solo il mio tempo.
Sono un personaggio strano, io. Se mi guardassi dall'esterno, probabilmente vorrei conoscermi. Poi mi romperei, come si rompe tutto quello che tocco.
     Stasera non mi sono neanche guardato intorno per cercare qualche faccia amica. Me ne frego. Intanto, il responsabile della sala chiama nomi dopo nomi a voce alta. Nomi familiari di persone che non conosco. 
Stasera sono vuoto. Pieno di merda, ma vuoto. 
Finisco il mio bicchiere e me ne torno a casa. Questi stronzi non li tollero più. Sono tutti uguali. Stessi vestiti, stesso telefono, stesse marche, stesse sigarette. Odiano tutti il lunedì.
Io, ho appena mandato a cagare il sabato sera! 


Don P.

Odi et amo

Adoro le stazioni. Odio le stazioni.

     Cammino lungo il binario 9 della stazione di Roma Termini. Dal treno scende una ragazza e comincia a correre lungo la piattaforma con uno zainetto che le rimbalza dietro la schiena. Corre verso un ragazzo (ahimè coi mocassini), i due si stringono forte e si sussurrano qualcosa. Lui è leggermente chinato ed ha gli occhi chiusi, lei ha il mento poggiato sulla sua spalla e con gli occhi fissa un punto in alto.
Continuo a camminare guardando in avanti e sorridendo dentro.
Adoro le stazioni! 

     Percorro venti metri. Una donna anziana abbraccia due bambini; un maschietto a cui mancano due dentini ed una femminuccia di poco più grande. 
I piccoli salgono in treno facendo 'ciao' con la manina. La nonna si gira di schiena e coi palmi delle mani fa pressione sugli occhi come per schiacciare le lacrime sul nascere. Le uccide.
Continuo a camminare. Non sorrido.
Odio le stazioni!

     Salgo sul treno. Poco dopo la partenza mi imbatto in una coppia anziana. Forse sui 70 anni, inglesi. Lei dorme, lui le è seduto accanto e le tiene la mano. Chiede per sé un bicchiere di coca-cola con un po' di indecisione. Poi ci ripensa. Si scusa e dice che forse preferisce un succo d'arancia. Non è sicuro.
Per la moglie ordina - senza esitazione alcuna - un bicchiere d'acqua frizzante ed un caffè senza zucchero (just black!) con qualche biscotto, perché sa già che ne avrà voglia al suo risveglio.
Si sono completati..

Noi esseri umani siamo uno spettacolo straordinario!


Don P.


venerdì 25 settembre 2015

Un mondo che non capiamo

Sono una lacrima
disegnata sul volto di un clown.
Mi sono appena specchiato
in un centinaio di persone
e ne ho trovati alcuni identici a me,
destinati ad essere il capobranco.
Guai, farsi vedere deboli;
gli altri potrebbero
scoprire i tuoi punti deboli e colpirti.
Dobbiamo ridere. Ridere e far ridere,
nonostante le cose brutte di noi
che - in fin dei conti - ci rendono
simili agli altri.
A scuola non volevo andarci,
però ho sempre studiato;
io sono la mia curiosità.
Tutto quel che so è tutto quel che ho.
E tu che ti senti come me,
sappi che non sei altro che una lacrima
disegnata sul volto di un clown.
Devi solo realizzare
che sei qui per chi viene dopo 
e non per chi ti cammina accanto distratto.
Viviamo in un mondo che non capiamo
perché non siamo capiti.


Don P.


giovedì 24 settembre 2015

Tu eri là

Tu eri là.
E là fuori era buio.
L'asfalto era bagnato
come dopo una tempesta,
aveva il riflesso di luci lontane.
Tu eri là, con la tua auto
sul ciglio della strada.
Ci siamo guardati per un attimo.
Passeggiavo da solo,
mi è sempre bastato il mondo.
Tu invece eri accompagnata,
ma ti sentivo sola.
Vuota.
Piena di quelle insicurezze
che mostravi solo a me.
Dormivo, e nel mio sogno eri
piena di incertezze.
Ora che son sveglio
sono pieno di domande.


Don P.

martedì 22 settembre 2015

Inutili timori

Quando ero piccolo
avevo timore dei ragazzi più grandi.
Si ritenevano tutti
un po' diversi da me.
A me andava bene così.
Li ritenevo tutti
totalmente diversi da me.
Quando ero piccolo
avevo timore dei ragazzi più piccoli.
Loro non riuscivano
a relazionarsi con me.
Dal mio canto, io
non avevo intenzione
di relazionarmi con loro.
Con i miei coetanei
ho sempre avuto interessi diversi.
Non è mai stato un
problema per me.
Mi facevano tante domande
e volevano sapere
cose su di me.
A me non è mai interessato sapere
nulla di loro.
Tanto, saremo tutti uguali
quando Dio spegnerà
la luce.


Don P.


venerdì 18 settembre 2015

In viaggio

Ero in treno.
Per un istante ho guardato il mondo correre veloce fuori dal finestrino. 
Ad un tratto ho visto un immenso campo di girasoli. Stavano tutti lì, dritti e fieri a formare un'enorme macchia gialla. Non credevo di vederli nel mese di settembre.
Alla mia sinistra c'era una ragazza con un prendisole a fantasia floreale, capelli chiari e mossi che le scendevano fin sopra le spalle. Classici lineamenti nord europei, insomma.
Mi ha guardato con la meraviglia stampata negli occhi. Ha cercato il telefono in borsa, e nel momento in cui è riuscita ad impostare la fotocamera, il campo di girasoli era sparito.
Intanto che guardavo il mondo correre veloce, ho posato la mano sul finestrino ed ho immaginato di raccoglierne uno.
Ne sentivo il profumo.
Era veloce il mondo là fuori per le mie gambe, ma non per la mia mente.

Don P.